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APPROFONDIMENTI

Commento - NUOVE SOSTANZE. Manifesto della Rivoluzione Informatica

"Introduzione alla rivoluzione informatica in architettura" A. Saggio

Siamo nella Terza ondata e quindi dobbiamo affrontare crisi nuove dovute all’emergere del mondo dell’informazione in tutte le sue componenti economiche, politiche, sociali e, nel nostro caso, architettoniche e urbanistiche.

Quali sono allora queste crisi che sono di fronte al passaggio dal mondo industriale a quello informatico e che direzionano la ricerca di oggi e in qualche modo possono rivelare valori nuovi?

"Incominciamo da un fenomeno macroscopico come le "brown areas" o aree dismesse. La società dell'informazione ha sempre meno bisogno di grandi porzioni di terreno, in particolare se dislocate nelle città, per produrre beni manifatturieri. Il vegetale che compriamo al supermercato è al 90 percento "informazioni", lo stesso e anche di più lo sono gli elettrodomestici o le automobili e sempre più persone producono beni che sono "pura" informazione. La produzione si sposta negli uffici, nelle università, nei centri di ricerca ma anche in posti una volta impensabili come le case, i luoghi di commercio o di divertimento. Sempre meno il "luogo" diventa in sé fattore importante."

Le brown areas, o aree dismesse rappresentano un campo fondamentale di opportunità che apre una ricerca basata sulle caratteristiche di vitalità di questi nuovi luoghi contemporanei. Nasce cosi un nuovo sentire estetico che prefigura una città diversa che esige una modalità progettuale ma anche attività radicalmente nuove.

"Le categorie tipo-morfologiche dell'analisi urbana degli anni Sessanta e Settanta (derivate dallo studio della città consolidata e strutturata) risultano sempre più sfocate se usate quali parametri di progetto, mentre emergono modi di guardare la città rivolte alla complessità, all'interscambio, all'intreccio tra spazi architetture e ambiente."

L’idea di città del funzionalismo era implicitamente legata all’idea della catena di montaggio, che organizzava una serie di operazioni da realizzare in sequenza per ottenere l’efficienza del ciclo produttivo. Infatti, lo zoning, come ben si sa, era il principio attraverso il quale sia lo spazio che il tempo venivano concepiti, organizzati, regolati, progettati: ciascuna zona era organizzata attraverso specifici standard, densità e tipi edilizi, veniva messa in “catena” con altre zone funzionalmente distinte, in maniera da ottimizzare la produttività generale.
Ma al concetto prima e dopo, causa ed effetto della produzione seriale e meccanizzata si sostituisce oggi quello della simultaneità dei processi, della ramificazione dei cicli… E alla figura della catena si sostituisce inevitabilmente quella della rete che diffonde, interconnette, rende globale e locale lo sviluppo dei processi. Infatti, la spinta del sistema produttivo non è più l’uniformità o omogeneità dell’esito finale, ma è esattamente l’inverso: è la personalizzazione del prodotto sulla base di un’attivazione ogni volta diversa di alcune connessioni della rete informatica.

Quindi ad oggi l’idea di zoning e di omogeneità funzionale perdono di centralità. Anzi, è vero esattamente il contrario perché la città dell’informazione tende a riaggregare, a combinare, a sovrapporre e a intrecciare le funzioni.

Uno degli aspetti principali di questo cambiamento è l’affermarsi del fenomeno della mixitè. Il fatto che i progetti invece di aderire a una sola funzione tendono ad essere ogni volta una combinazione delle diverse attività in cui giocano un ruolo importante quelle che una volta erano asettici nastri trasportatori o nodi di scambio: le infrastrutture.
Sempre più i nuovi progetti tendono ad aderire cosi a delle grandi nebulose di usi diversi che, adoperando la terminologia inglese che sola permette l’idea dinamica dell’espansione, possiamo chiamare:
1-inhabiting
2-exchanging
3-creating
4-infrastructuring
5-rebulding nature

Ma il tema principale che racchiude la necessità del mix di funzioni che la prefigurazione di una direzione, di una volontà, di una caratterizzazione trainante è la DRIVING FORCE.
Quindi possiamo dire che alla città divisa per zone e coerentemente concepita con le tecniche della separazione in fasi e aree si contrappone una città dell’informazione basata esattamente sui processi opposti; perché le reti diffondono, personalizzano, combinano e invocano processi complessi, stratificati e ibridi di vita e di progettazione. Insomma, digitalizzano la realtà.

"L'architettura si insinua nelle maglie dell'esistente, usa e rilancia gli oggetti preesistenti come dei ready-made, crea con le sue articolazioni dinamiche spazi interstiziali 'tra' nuovo e preesistente. Ma al di là delle scelte espressive, o delle "ferraglie contorte" che spaventano, è proprio una idea diversa di architettura per la città che si afferma. A guardare le opere più riuscite viene proprio da definirle operazioni di urbanscape. Sono grandi opere di ripensamento della città, delle sue intersezioni, dei suoi flussi dinamici, dei suoi nessi complessi."

Opera chiave: Bilbao: apparentemente esercitazione plastica sulle traiettorie futuriste, in realtà nuova intersezione urbana che crea nuovi spazi civici.